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La vertigine è un disturbo altamente invalidante che limita pesantemente l’autonomia della persona che ne soffre. Un’accurata valutazione, opportune manovre terapeutiche e esercizi specifici possono consentire la risoluzione del sintomo.

Cos’è la vertigine e come si può curare?

Per vertigine si intende la sensazione soggettiva di rotazione: può essere riferita al proprio corpo che ruota nello nello spazio o, viceversa, dello spazio che ruota attorno al proprio corpo. In altre parole descrive la sensazione che si prova stando su una giostra.

Diversa è la percezione di instabilità che si identifica come sensazione di camminare sulle uova, di barcollamento, di sbandamento o, ancora, di ovattamento. La possiamo paragonare alla percezione di disequilibrio che si prova stando in piedi su una piccola barca.

Frequentemente questi disturbi si associano a sintomi vegetativi quali nausea, sudorazione nonché profondo malessere e abitudine ad adottare strategie di evitamento: si tende a non fare determinati movimenti per non scatenare la crisi vertiginosa con conseguente perdita di autonomia.

Questi sintomi sono riferibili a diversi quadri patologici o disfunzionali del sistema equilibrio, per citarne alcuni:
  • Labirintoliasi
  • Neuronite vestibolare
  • Emicrania
  • Tensione muscolare a carico dei muscoli suboccipitali
  • Disturbi psicologici
  • Disturbi cardiocircolatori
  • Disturbi del sistema nervoso centrale
In questi quadri diversi sistemi sensoriali sono coinvolti, i principali sono:
  • Apparato vestibolareOcchio
  • Udito
  • Propriocezione (ovvero tutte quelle informazioni periferiche che il nostro cervello utilizza per sapere come il corpo è posizionato e si muove nello spazio)
  • Sistema tempo-mandibolare

 

La rieducazione vestibolare ha lo scopo di ristabilire un equilibrio funzionale tra i sistemi sensoriali che sono stati compromessi a prescindere dal quadro patologico che li ha prodotti. Si utilizzano esercizi specifici per sollecitare i vari sistemi a riprendere fisiologicamente la propria attività e a superare la sintomatologia associata. Per fare un esempio si invita il paziente ad osservare delle specifiche mire visive durante una marcia; oppure si invita il paziente a stare fermo a piedi uniti su un cuscino di gommapiuma.

Tutte le strategie proposte sono validate ormai da anni da numerosi studi scientifici e tangibili risultati terapeutici.